L’artista e il vate. L’esperienza poetica di G. Carducci

30,00 

 

Pagine: 480
ISBN: 978-88-96895-49-8

Formato: 14×21


In questo volume l’autore si propone di ripercorrere l’intera esperienza poetica di Carducci con uno studio che si può considerare il punto d’arrivo di oltre un quarantennio da lui dedicato a indagini carducciane. Carducci è, secondo Sterpos , un poeta che si presenta ora come “artista” ora come “vate”. Il critico è infatti d’accordo con G. B. Salinari nel sostenere che la poesia carducciana si svolge in continua oscillazione tra questi due poli: il «grande artiere» adoratore della bellezza e «fabro» di versi lavorati «come una corona di re», e il vate, insieme precursore e profeta di tempi nuovi, bardo e poeta civile. L’autore ha scelto di condurre il suo studio facendo riferimento alle sei raccolte che Carducci presentò nell’edizione definitiva delle sue opere da lui voluta e approvata, e non alle molte che egli aveva pubblicato precedentemente, soprattutto perché ha ritenuto giusto rispettare l’ultima volontà del poeta, cioè quella di consegnare ai posteri le sue poesie in queste ultime raccolte formate rimaneggiando le sillogi precedenti. Nel volume vengono così esaminate quelle sei raccolte, nell’ordine voluto dal poeta per ricostruire il proprio itinerario ideale, dai
Juvenilia fino all’addio alla poesia di Rime e ritmi, passando attraverso la stagione della protesta di Levia Gravia e dei Giambi ed epodi, il ritorno alla “poesia pura” di Rime nuove e lo straordinario sperimentalismo delle Odi barbare. Per l’autore, Carducci non solo occupa una posizione dominante nella letteratura del secondo Ottocento, ma ha molto da dire anche al nostro tempo: Sterpos si schiera infatti con quei critici che, pur non potendo considerare il poeta toscano un “decadente”, ritengono di poterlo collocare tra i precursori della poesia del Novecento. Ma, con tutto l’amore che porta a Carducci, egli non esita neppure a riconoscere i difetti che riconosce in lui, dalle cadute e dai momenti di stanchezza del poeta, alle debolezze e ai pregiudizi dell’uomo: manchevolezze queste che l’autore ritiene doveroso segnalare quando si presentano , convinto però che esse non impediscano a Carducci di collocarsi tra i grandi della letteratura e della cultura italiana.

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