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Valerio Verbano: dolore e rabbia non si archiviano

Sono passati 35 anni da quando Valerio Verbano è stato ucciso in casa sua, davanti agli occhi di Mamma Carla e Papà Sardo, da tre neofascisti mai volutamente identificati.

Valerio, giovanvalerioe dell’autonomia romana, indagava la zona grigia creata dal sodalizio tra eversione nera, banda della magliana, criminalità organizzata e politici corrotti. Un mix letale per chi, amante della verità, provava con la parola e la ricerca a far saltare i fili di così intricati gomitoli eversivi.

A distanza di più di un trentennio le inchieste portate avanti da Valerio e per cui è stato ammazzato sono divenute cosa nota al grande pubblico. Naturalmente in Mafia capitale  nessun accenno a quel ragazzo dai capelli arruffati e gli occhi grandi che annotava nomi, indirizzi, numeri di telefono, che fotografava. Dalle maglie dell’inchiesta, però, spunta un’intercettazione di Carminati nella quale il boss, ex nar, accenna di un ragazzo che venne ucciso  e dalla dovizia di particolari si potrebbe pensare che parlasse di Valerio. Ma il nome del giovane non viene mai fatto.

La storia di Valerio è una di quelle che ti entra dentro e ti ruba parte di cuore. Una esistenza che si fonde alla tua e dalla quale non puoi più prescindere. Diviene un fratello. Per me il fratello che non ho mai avuto.

La forza di Mamma Carla che fino all’ultimo ha chiesto verità e giustizia, quella verità che tutti sappiamo ma che nessun tribunale ha volutamente appurato, una giustizia negata. Assassini che non hanno mai bussato alla sua porta nonostante lei ci sperasse sempre. Per una mamma è innaturale sopravvivere a un figlio, ma ancora più doloroso, una ferita mai rimarginata, vederlo morire davanti ai propri occhi, ammazzato vigliaccamente, e sentire le sue ultime parole nelle quali chiedeva aiuto e avvertire l’impotenza nel non poter far nulla per salvarlo.

Valerio aveva solo 18 anni quando venne ucciso, così rimane per noi compagni che ancora ricordiamo. Un ricordo che il tempo non cancella perché dolore e rabbia non si archiviano.

Valerio continua ad essere. Essenza pura, Vita quotidiana. Esempio. Lotta. Amore.

Perché gli assassini che quel 22 febbraio 1980 non l’abbiano vinta del tutto continuiamo nella lotta di Mamma Carla. Raccontiamo di quel ragazzo dagli occhi grandi e i capelli arruffati che inseguiva sogni di libertà e amava la verità, quella autentica e quindi quella che fa paura, che fa tremare il potere.

Raccontate la storia di Valerio, ragazzo. Innamoratevene perché Valerio non è solo mio fratello ma il fratello di tutti coloro che continuano a Resistere e a Lottare.

Chantal Castiglione

Sono nata a Cosenza nel giugno 1986. ho conseguito la laurea magistrale in Scienze Politiche presso l'Università della Calabria. Ho collaborato con varie testate giornalistiche cartacee ed online. E' mia la stesura della voce "Carla Zappelli Verbano" sul sito www.enciclopediadelledonne.it. Curo un blog personale: briganterossa.blogspot.it. Mi sento una partigiana della memoria. Percorro quotidianamente sentieri fatti di dimenticanza e oblio. Dimenticanza e oblio propri della storia ufficiale, che di ufficiale ha solo il sangue di contadini, operai, studenti morti per fame di diritti e ai quali è stato dato in cambio solo piombo e stragi di Stato. Narro una Storia Altra che merita di essere conosciuta e amata, fatta di sogni, lotte, speranze, illusioni di tanti giovani che provarono a cambiare l'Italia..

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